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Unioni di fatto: San Marino dice sì

Unioni di fatto: San Marino dice sì

Il 30 luglio 2015 San Marino ha compiuto un grande passo verso il riconoscimento delle coppie di fatto e le unioni tra persone dello stesso sesso. In quella data infatti è stato promulgato il decreto legge che ha modificato diverse norme sulla concessione della residenza e dei permessi di soggiorno, affrontando in ben tre articoli, gli aspetti riguardanti le unioni civili.

Va subito premesso che non si tratta del riconoscimento vero e proprio di una unione tra due uomini o due donne, nemmeno nel caso siano state registrate all’estero in Paesi dove tali unioni sono riconosciute. La legge ora consente di autorizzare la presenza in territorio anche se stranieri, del compagno o della compagna del cittadino o del residente con cui vi è un rapporto affettivo. Tale diritto alla presenza e coabitazione, viene concesso ai fini “solidaristici e di mutuo aiuto”.

Si tratta di una formula ampia che inizia ad affrontare la questione dei diritti alle coppie omosessuali e che apre di fatto una porta, non solo uno spiraglio. In pratica, l’unico requisito richiesto per il permesso di soggiorno per convivenza, è che il cittadino sia anagraficamente ed effettivamente residente in Repubblica.

Nel decreto si specifica poi che in caso di perdita della qualifica di “convivenza”, si interrompe il permesso di soggiorno

Ma c’è anche un ulteriore diritto che viene concesso con il decreto del 30 luglio e in particolare è quanto stabilito all’articolo 22. Tale diritto riguarda la possibilità concessa allo straniero che ottiene il permesso di soggiorno per convivenza di lavorare sul Titano. Nello specifico la norma consente allo straniero convivente di ottenere lo stesso tipo di permesso concesso ai lavoratori transfrontalieri, rispettando le norme in vigore per i frontalieri e riguardanti i vari aspetti, compreso quello della presentazione del certificato penale e carichi pendenti. Lo straniero convivente ha comunque un vantaggio rispetto al lavoratore frontalieri, e cioè quello di accedere alle liste dell’ufficio del lavoro “con priorità rispetto ai transfrontalieri stessi”.

Al di là delle polemiche che hanno riguardato il dibattito politico in fase di approvazione in Consiglio Grande e Generale del decreto, il passo compiuto apre comunque una porta sulla convivenza delle coppie omosessuali, anche se manca ancora molta strada alla parificazione della coppia di fatto e in particolare delle coppie gay (non è stata approvata l’Istanza d’Arengo che chiedeva tale riconoscimento).

In caso di stabile unione, sia etero che omo, si può comunque ricorrere a formule per aumentare le tutele di entrambi i partner, stipulando ad esempio, i “contratti di convivenza”. Come già spiegato in un precedente articolo, si tratta di un contratto stipulato tra persone non coniugate e che è efficace solo tra loro, finalizzato a regolarne gli aspetti pratici, gli apporti patrimoniali, finanziari e lavorativi dati da ciascun convivente nella coabitazione per la proprietà di beni acquistati insieme per l’uso dell’abitazione, per la regolamentazione dei rapporti in caso di cessazione della convivenza, sia tra ex sia nei riguardi di eventuali figli, nonché per la regolamentazione degli aspetti successori.

In aggiunta al contratto di convivenza si possono stipulare anche “convenzioni patrimoniali”, accordi che regolano l’impegno a contribuire alle necessità della vita in comune, con la previsione della corresponsione periodica o una tantum, di somme di denaro, la messa a disposizione di beni o attività lavorativa e altro.

Vi sono quindi soluzioni, che permettono di aumentare i diritti della coppia che ha intrapreso una relazione anche se non riconosciuta o equiparata a livello legislativo a quelle unite da matrimonio.

Lo stato di San Marino ha dunque mostrato una forte sensibilità alla più discussa delle tematiche contemporanee dimostrandosi pronto ad affrontare il futuro senza pregiudizi etici.

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