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Regolarizzare la propria posizione con il fisco italiano? La Voluntary Disclosure

Regolarizzare la propria posizione con il fisco italiano? La Voluntary Disclosure

Collaborare volontariamente con l’amministrazione fiscale? Può essere una domanda dal suono un po’ inusuale e forse è proprio per questo che per promuoverla si è utilizzata una terminologia inglese: “voluntary disclosure”, ma in sostanza è invece una pratica introdotta dal Governo Renzi con la legge 186 del dicembre 2014 e che riguarda proprio i rapporti tra il contribuente e l’amministrazione finanziaria italiana su determinati aspetti.

Tale procedura si applica infatti nei casi di beni e patrimoni detenuti all’estero da parte di contribuenti italiani che non li abbiano mai dichiarati al fisco. Con la voluntary disclosure, è stata data la possibilità di regolarizzare la propria posizione, pagando comunque le relative imposte.

Si tratta di una procedura fiscalmente complessa e che ha visto emanare il 13 marzo scorso da parte dell’Agenzia delle Entrate la nuova circolare applicativa (la 10/E) composta da oltre 60 pagine in cui vengono spiegati i vari aspetti tecnici.

Una materia che potrebbe sembrare appannaggio solo per avvocati e commercialisti, ma che in realtà può riguardare molte persone e che è una sorta di evoluzione degli scudi fiscali di tremontiana memoria.

Per coloro che potrebbero essere interessati a regolare la propria posizione, per evitare poi di incappare in sanzioni ben peggiori e problematiche davanti alla Giustizia italiana, la “voluntary disclosure” consente innanzitutto di sistemare la propria posizione fiscale con l’Amministrazione Finanziaria e di evitare di incorrere in reati penali. Inoltre si tratta dell’ultima concessione di regolarizzazione delle attività detenute all’estero, dopo la quale sarà più difficile se non impossibile, che vengano concessi altri provvedimenti simili.

Inoltre, è possibile anche che chi ne usufruisca continui poi a detenere le proprie attività all’estero, ma dopo averle regolarizzate.

L’argomento è particolarmente rilevante per quei paesi, San Marino compreso, che negli anni sono stati destinatari di trasferimenti di capitali italiani. Con l’ultimo scudo fiscale, infatti, fuoriuscirono dagli istituti finanziari della Serenissima oltre 5 miliardi di euro.

L’attenzione alla voluntary disclosure sul Titano è quindi molto forte e infatti si sono già svolti dei convegni che ne hanno trattato vari aspetti.

Il prossimo, in ordine di tempo, che verrà ospitato all’ombra delle Tre Torri, si terrà venerdì 27 marzo 2015 dalle 9 alle 12:30 al Grand Hotel Primavera e avrà come titolo: “VOLUNTARY DISCLOSURE – 5 buoni motivi per accedere”. Relatori saranno Avv. Armando Simbari, penalista tributarista in Milano; Dott. Pasquale Stellacci, Direttore Regionale Agenzia delle Entrate Calabria (che interverrà a titolo personale); Dott. Daniele Majorana, commercialista in Milano e Dott. Bruno Pirozzi, Direttore REFIDA Fiduciaria Pesaro. Moderatore Gianmarco Morosini della San Marino Rtv, media partner dell’evento.

Tra i motivi che rendono interessante l’adesione, il fatto che viene ridotto da 10 a 5 anni il termine per l’accertamento fiscale e in riferimento alle varie violazioni le sanzioni sono ridotte del 50% ed è escluso il sequestro per equivalente in Italia. Inoltre con l’adesione alla voluntary disclosure, si esclude la punibilità (tradotta in reclusione fino a 8 anni), in merito a diversi tipi di reato come ad esempio il riciclaggio e l’autoriciclaggio, ma non solo.

Si tratta infine e con ogni probabilità, dell’ultima possibilità di regolarizzare eventuali attività detenute all’estero e non comunicate al fisco italiano, dato che sono già stati stipulati e ratificati dall’Italia diversi accordi per lo scambio automatico di informazioni con paesi sia in white list, sia in black list, modificando di fatto, le procedure adottate fino ad oggi.

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